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Ecoenzimi, dopo 40 anni di studi e ricerche assidue, entra sul mercato per mettere a frutto la propria conoscenza a favore dell’uomo.

Un dato è certo: il mondo così come è, se continua a svilupparsi secondo i criteri energetici seguiti finora, é destinato ad andare incontro "ad una catastrofe". Il grido d'allarme viene in questo caso dal World Watch Institute, organismo internazionale che ogni anno raccoglie in un suo Rapporto ufficiale lo stato di salute del pianeta. Nel rapporto di gennaio 2009. la conclusione è questa: o il mondo sarà in grado entro il 2050 di ridurre in modo drastico la sua attuale capacità di inquinare il pianeta, abbassando in particolare le attuali emissioni di biossido di carbonio, oppure andrà incontro a catastrofi epocali. A questa conclusione sono giunti 47 tra i principali studiosi al mondo sui cambiamenti climatici. Secondo il rapporto, intitolato "State of the World 2009 - Into a Worming World" (Lo stato del Mondo 2009 - Verso un Mondo più Caldo), la situazione negli ultimi anni per quanto riguarda il cosiddetto "global warming" è ulteriormente peggiorata. Secondo altre ricerche, condotte in Italia dal CNR, c'è un correlazione tra variazioni climatiche e nuovi assetti per l'agricoltura, alterazioni dei terreni e squilibri negli ecosistemi. La "nuova agricoltura" è un progetto ambizioso che parte dalla consapevolezza della necessità di voltare pagina a causa di comportamenti che non si possono più tollerare. Forti sono i segnali che la natura ci invia: moria delle api, degradazione dei suoli, scadimento della qualità delle derrate alimentari e delle risorse idriche, cambiamenti climatici e le conseguenti nuove fitopatologie ecc. Negli ultimi decenni circa cinquanta milioni di ettari di superficie sono diventati inadatti alla coltivazione, un quarto delle terre arabili del mondo manifesta segni più o meno evidenti di degrado dovuta ad una cattiva gestione agronomica. Sui tre miliardi di ettari di terre coltivabili, secondo la FAO, almeno la metà vengono utilizzati a scopo agricolo, negli ultimi dieci anni a causa della salinizzazione circa cinquanta milioni di ettari sono diventati inadatti alla coltivazione, ed un'altra porzione, ancora maggiore, viene sottratta alla pratica agricola per il fenomeno dell'erosione. La continua crescita della popolazione umana ed il conseguente bisogno alimentare aumentano di almeno 90 milioni di bocche da sfamare all'anno, mentre la superficie agricola, che dovrebbe produrre gli alimenti necessari, si sta riducendo drasticamente. L'impoverimento e l'erosione dei suoli sono determinati anche dai fenomeni meteorologici quali: l'effetto serra, l'aumento delle temperature, le variazioni degli ecosistemi e l'affacciarsi di nuove fitopatologie; queste manifestazioni sommate ad una inadeguata gestione del territorio sottraggono sempre più suolo fertile e irriguo a favore dell'urbanizzazione e della cementificazione. Per invertire la rotta, oltre ad una buona dose di consapevolezza, occorrerebbe evitare la pratica delle arature profonde che determinano una minore protezione del suolo ed adottare la tecnica della copertura permanente del terreno, anche durante la stagione invernale. Oltre alla gestione del territorio, vanno considerate le perdite dovute ai parassiti, animali e piante infestanti, che ammontano al 15% dei raccolti nei Paesi sviluppati e al 25-30% nei Paesi in via di sviluppo.

I terreni sono sempre meno fertili a causa del progressivo esaurirsi delle riserve di humus e della mineralizzazione spinta causata dall'abuso di concimi chimici e di pesticidi che con i loro residui tossici hanno alterato gli equilibri microbiologici dei terreni che sono alla base dei processi naturali della fertilità. I cloruri contenuti nei concimi chimici oltre a peggiorare la struttura chimico-fisica dei suoli, interferiscono con i processi di assorbimento, non permettendo alla piante coltivate di assimilare calcio, magnesio, ferro, zinco ed altri microelementi utili al metabolismo vegetale. Queste carenze nutrizionali si ripercuotono sulla qualità dei prodotti agricoli che sono sempre più poveri di sapore, caratteristiche organolettiche e potere nutrizionale. L'uso indiscriminato di azoto ureico e nitrico apportato al terreno con i concimi chimici, determina nei vegetali la formazione di proteine degradate, con pochi aminoacidi. Squilibri metabolici nelle piante si ripercuotono anche sulle loro capacità di sintetizzare meccanismi di resistenza o di tolleranza contro i parassiti. Si è accertato che nella vite squilibri nutrizionali determinati da eccessi di azoto compromettono la sintesi delle fitoalessine, sostanze chimiche elaborate dalla pianta che sviluppano un'azione antiparassitaria contro crittogame e insetti. L'eccesso di azoto provoca anche la formazione di nitrati che si accumulano sugli steli dei vegetali, sulle foglie, sull'insalata, sugli ortaggi e sui frutti. I nitrati determinano nell'organismo la formazione di composti dannosi come le nitrosammine, che sviluppano un'azione cancerogena. L'agricoltura intensiva ha portato a considerare l'ambiente agricolo come una specie di fabbrica in cui è sufficiente intervenire su determinati fattori o modificare qualche parametro per accelerare i ritmi produttivi ed incrementare la produzione. Gli studi di genetica applicata, le concimazioni chimiche spinte, la meccanizzazione agricola e l'evoluzione delle tecniche fitosanitarie hanno certamente portato ad un aumento considerevole della produttività agricola, ma questo progresso tecnico in molte parti del mondo ha prodotto degli squilibri, aspetti estremamente negativi come l'intensificazione delle monocolture, l'abolizione delle rotazioni, l'aumento dei fenomeni erosivi, l'inquinamento dei terreni, delle falde acquifere e dei corsi d'acqua, la defertilizzazione e desertificazione dei suoli e lo scadimento qualitativo dei raccolti. La terra da millenni ha offerto i suoi frutti grazie alla dotazione di humus, sostanze organiche derivanti dalla trasformazione microbiologica dei resti dei vegetali, degli animali e dei microrganismi del suolo. La defertilizzazione dei terreni è dovuta proprio alla progressiva diminuzione della dotazione umica, derivante dallo sfruttamento intensivo dei suoli agricoli, effettuato senza compensare le perdite con adeguate e razionali concimazioni. Ma c'è anche un altro aspetto di cui preoccuparsi: la maggior parte dei parassiti rovina le piante, ma non danneggia la salute umana. Ci sono invece micotossine, cioè sostanze prodotte dal metabolismo di alcuni funghi parassiti, che sono estremamente resistenti ai processi tecnologici e termici e che, di conseguenza, diventano particolarmente tossiche per l'uomo e gli animali. Per contrastare questi pericoli una buona pratica è quella di impiegare enzimi e microrganismi nel terreno, durante le fasi di semina, attraverso la concia, trapianto e nei trattamenti di difesa delle piante, al fine di orientare i processi biologici, assicurare una maggiore vitalità e una rigenerazione dei suoli, ed aumentare le resistenze dei vegetali alle avversità dei parassiti. La scienza e la tecnica, l'insieme della cultura umana negli ultimi anni hanno conosciuto una vera e propria esplosione di conoscenze e informazioni. L'uomo dispone di un apparato di risorse scientifiche che mai nella sua storia è stato dotato.

Il nostri Centri di Ricerca nascono con lo scopo di studiare e sviluppare una serie di miscele enzimatiche specifiche per i seguenti settori:

Viticolture, colture ortofrutticole ed ornamentali e verde in generale (tappeti erbosi, parchi, campi da golf, stadi ed impianti sportivi in genere).
Grazie all'utilizzo di Ecoenzimi è possibile:

· Migliorare l’equilibrio vegetativo e ridurre gli squilibri nutrizionali.
· Migliorare la germinazione e la radicazione nelle prime fasi di sviluppo.
· Migliorare la produzione in termini quantitativi e qualitativi.
· Aumentare la resistenza agli stress idrici, alle avversità climatiche e fitosanitarie.
· Rigenerare i terreni per nuovi impianti.
· Ottenere una buona fioritura.
· Eliminare l'alternanza di produzione.
· Ottimizzare i processi di degradazione ed umificazione dei residui di vegetazione.
· Arricchire il suolo in humus, con conseguente riduzione dei costi di concimazione.
· Aumentare lo sviluppo e l'efficienza degli apparati radicali.
· Migliorare la radicazione, la resistenza allo strappo e al calpestio del tappeto erboso.
· Eliminare l’impatto ambientale dei residui chimici nelle produzioni agricole.

Animali da reddito (bovini, suini, avicoli, cunicoli, ovini, cavalli, ecc.) e da compagnia (cani, gatti, roditori, volatili, ecc.).
Grazie all'utilizzo di Ecoenzimi è possibile:

· Sanificare ed igienizzare i locali d’allevamento (lettiere, grigliati, mangiatoie e attrezzature).
· Ridurre l'ammoniaca aerodispersa e le emissioni maleodoranti.
· Ridurre fortemente i tempi di maturazione dei liquami o letami.
· Creare un ambiente di lavoro più salubre per gli operatori e di maggior benessere per gli animali.
· Ridurre sensibilmente gli interventi sanitari ed i costi di gestione.
· Aumentare la produzione ed ottenere una maggiore redditività.
· Evitare la formazione dei crostoni.
· Ridurre le sostanze nutritive a disposizione della popolazione microbica patogena.
· Prevenire le patologie respiratorie e cutanee.
· Allontanare le mosche e gli insetti, fonte di stress per gli animali.
· Ridurre le quantità di acqua da utilizzarsi durante la crescita dell'animale.
· Ridurre i problemi ecologici in rapporto ai soliti prodotti chimici.

Depuratori civili, industriali e zootecnici, acque reflue, siti contaminati, reti fognarie, discariche, mezzi per la raccolta rifiuti, ospedali, case di riposo, scuole, ristoranti, impianti industriali e sportivi, macelli, mercati ortofrutticoli, cassonetti RSU, compostaggio e bonifica di siti.
Grazie all'utilizzo di Ecoenzimi è possibile:

· Ridurre le emissioni maleodoranti.
· Ridurre la produzione ed il carico inquinante del percolato.
· Rendere le discariche più ricettive e ridurre le operazioni di copertura.
· Limitare la proliferazione degli agenti patogeni.
· Deodorare i cassonetti dell’immondizia, sprattutto nelle stagioni calde.
· Ripristinare i cicli naturali di Azoto, Fosforo e Carbonio e mineralizzazione i sedimenti.
· Diminuire le patologie e la mortalità dei pesci.